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Blockchain e cybersecurity, federare e proteggere

Blockchain e cybersecurity, federare e proteggere

27/nov/2017

La tecnologia blockchain, vettore di digital transformation anche nella PA

Nel celebre saggio “L’arte della guerra”, tuttora tra i libri più letti dai CEO in tutto il mondo, Sun Tzu sosteneva che la miglior difesa fosse “quella che non fa capire dove attaccare”. E’ incredibile. La tecnologia blockchain, conosciuta ai più perché ha visto la sua prima e più celebre applicazione nelle criptovalute, si basa esattamente su questo principio, formulato dal generale e filosofo cinese vissuto 2500 anni fa. Per difendere un sistema, bisogna diluirlo. Per rafforzare, occorre decentrare, distribuire il potere dei dati per moltiplicare i punti di tenuta del sistema. Gestire e possedere le informazioni in modo diffuso, “democratico”, trasparente, consente infatti di salvaguardarle meglio.

 

Gestione simultanea, orizzontale e trasparente dei dati

Il blockchain, come è noto, è un database distribuito e decentralizzato: attraverso un sistema di validazione sicuro e rapido, i nodi del database registrano le nuove transazioni e validano le precedenti, creando una “catena di blocchi” di transazioni consistente, verificata e verificabile. Più dispositivi, situati in punti diversi della catena, possono così gestire simultaneamente uno stesso processo e aggiornarlo. La trasparenza è data dal fatto che il sistema è “trustless”, nessuno deve fidarsi per forza di un’autorità specifica affinché il sistema possa funzionare: la blockchain si basa sulla gestione diffusa e pubblica distribuita su tutti i nodi che fanno parte della rete, non su un’autorità centrale unica che deve validare le modifiche, come invece accade nei database tradizionali o (considerando la killer-application delle criptovalute) nelle valute tradizionali, gestite da banche centrali. Per manipolare le informazioni in un sistema basato su blockchain occorrerebbe “hackerare” la maggior parte dei nodi del sistema, perché di fatto il funzionamento è nelle mani di tutti i componenti della “rete”: ogni transazione è immutabile, irreversibile e replicata sui vari nodi del sistema, dalla proprietà diffusa del processo consegue automaticamente un controllo diffuso. Nel blockchain, l’unione fa la forza e lo rende affidabile.

 

Un vettore di digital transformation, anche nella PA

Il blockchain ha una quantità incredibile di opportunità di applicazione, dal business al food, dall’agricoltura all’ambiente, dalla cybersecurity alla Pubblica Amministrazione. E’ un importante vettore di digital transformation per tanti settori. Questo può accadere poiché il blockchain è perfettamente importabile in qualunque sistema in cui le operazioni di funzionamento siano guidate dai dati, strutturate su un processo di approvazioni successive, indipendenti dai singoli supporti fisici. E particolarmente dirompente si sta rivelando il suo impatto sui processi di gestione dei dati nelle Pubbliche Amministrazioni, in tutto il mondo.  Tutti i registri pubblici riguardanti i pagamenti o gli atti sono particolarmente adatti all’adozione del blockchain. Questa tecnologia dà infatti agli archivi condivisi la possibilità di essere gestiti e aggiornati in modo simultaneo, decentralizzato e perfettamente sicuro: un modello funzionale e importabile nei tanti comparti amministrativi in cui i database devono essere accessibili e modificabili da più soggetti indipendenti del sistema. Inoltre, attraverso l’adozione del blockchain diviene più semplice aggiungere nuovi blocchi e integrare l’infrastruttura con nuovi data set. A pensare al blockchain per il loro processo di gestione dei dati sono ad esempio le PA di Estonia, Georgia, Svezia, Regno Unito, Ucraina Bielorussia, Francia, Canada, Sud Corea, Australia.

 

La formula Sunfish: federare il cloud col blockchain

Tra i pionieri dell’adozione della tecnologia blockchain c’è anche la Pubblica Amministrazione italiana. Grazie all’adozione del paradigma di gestione dei cloud elaborato nel progetto europeo Sunfish, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha messo a punto un sistema di gestione sicuro e collaudato dei dati sensibili e creato un processo automatizzato di gestione degli stipendi. Presto questo paradigma verrà esteso ai processi di tutto il “ciclo di vita” del dipendente pubblico. La formula elaborata da Sunfish è quella del FaaS, Federation as a service: federare i cloud grazie a un sistema di registrazione basata sul blockchain. Il cloud federato fornito da Sunfish offre la creazione automatizzata dei componenti sottostanti, una console amministrativa per la gestione e la visualizzazione del Service Level Agreement e dei security alerts, un’infrastruttura di monitoraggio distribuita per la sicurezza dei dati, un sistema di controllo per intercettare anomalie e vulnerabilità, un’architettura con punti di tenuta distribuiti che connettono servizi di trasformazione dei dati a un set di processi sull’immagazzinamento, il rilascio e il calcolo dei dati. E’ una soluzione “dinamica”, che rende possibile la federazione di più cloud e dei loro servizi in un contesto protetto per la privacy e la gestione dei dati sensibili. Il blockchain nella formula FaaS consente di integrare infrastrutture di basso livello e alto livello senza la necessità di un’autorità centrale di convalida, abilita una governance democratica e distribuita, e rafforza l’integrità, l’affidabilità e la disponibilità del sistema.

 

La profezia di Satoshi Nakamoto

La paternità del blockchain e delle criptovalute viene attribuita a Satoshi Nakamoto, dietro cui non è mai stato chiarito se vi sia una persona o un collettivo. Una delle sue citazioni più famose recita: “con la valuta digitale basata sulla prova crittografica, il denaro può essere al sicuro e le transazioni possono essere fluide senza bisogno di affidarsi a un mediatore terzo”.  Un approccio basato sull’efficacia e la responsabilità collettiva che può generare benefici importanti in molti settori.

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