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Intervista a Roberta Lotti: “Un 2018 decisivo per Cloudify”

Intervista a Roberta Lotti: “Un 2018 decisivo per Cloudify”

29/dic/2017

Roberta Lotti, PM del Programma Cloudify NoiPA, traccia un bilancio dell’anno appena trascorso e delinea gli obiettivi per il 2018.

  • Qual è il risultato più rilevante raggiunto in questo 2017?

Quella che abbiamo definito e iniziato a sviluppare è a tutti gli effetti una piattaforma nazionale, che risponde alle regole e ai modelli più all’avanguardia.  Nella realizzazione di Cloudify NoiPA sono stati infatti raccolti tutti gli indirizzi più recenti in merito a paradigmi e framework di una piattaforma digitale per la PA contemporanea. A cominciare dall’impatto per l’utente, verso il quale abbiamo garantito centralità sin dall’impostazione progettuale, con l’obiettivo di raccogliere realmente i bisogni diffusi. Questo ci ha consentito di creare una vera e propria rete di amministrazioni: un network di partner, in cui recentemente sono entrate anche le Forze Armate, che ora saranno presenti in tutte le fasi del progetto. Abbiamo inoltre acquisito le competenze che ci servono e soprattutto, come detto, abbiamo integrato tutti i framework necessari: dalla sicurezza e la privacy, attuate in linea con tutte le ultime normative regolamentari, ivi comprese quelle europee, fino alle linee guida di design, sulla user interface. Abbiamo già messo in piedi tutta l’infrastruttura cloud e il layer di piattaforma. Abbiamo messo in moto tutti i team progettuali: una struttura ampia nel suo complesso, organizzata secondo le nuove metodologie di sviluppo Agile, e che coinvolge ad oggi circa 200 persone.

  • Se dovesse riassumere il programma Cloudify NoiPA in tre concetti, quali userebbe? E perché?

La prima idea chiave di questo progetto è sicuramente “fare sistema”. Sia nel senso pratico di creare il sistema, adatto alle PA di tutto il Paese, che di coinvolgere tutti, per vincere come pubblica amministrazione una sfida essenziale come quella dell’innovazione.

Il secondo focus è sulle persone e sul loro valore, attuale e in prospettiva. Stiamo lavorando molto per diffondere la consapevolezza di muoversi al centro di una trasformazione digitale, conseguentemente occorre accrescere le competenze, approfondire, studiare, per poi mettere in comune le conoscenze e le esperienze acquisite nella singola PA. Un network che, partendo dalle strutture del MEF, sia trasversale e si estenda per costruire delle reti costituite da attori competenti in materie amministrative e tecnologiche.

Il terzo concetto è infine investire nell’efficienza: investire bene, al servizio del Paese, per creare un ritorno, ovvero una piattaforma che possa essere effettivamente utilizzata da tutte le PA e che possa essere esempio di sviluppo per la PA stessa e per il cittadino, inteso in questo caso come dipendente pubblico.  Se consideriamo che gli utenti serviti dall’attuale servizio sono circa 2 milioni e che in prospettiva il bacino complessivo è di oltre 3 milioni, è come se stessimo parlando di piccole o anzi grandi città, a cui dobbiamo garantire servizi e rendere la vita più semplice.

  • Quale sarà, secondo Lei, l’impatto principale di Cloudify NoiPA sulla quotidianità delle Direzioni che si occupano di Risorse Umane della PA?

L’effetto principale è senz’altro la disponibilità di una piattaforma altamente configurabile sull’utente. Cloudify NoiPA nasce, infatti, per venire incontro alle esigenze di tutte le amministrazioni: la centralizzazione del servizio è stata realizzata in modo tale da consentire il pieno rispetto della diversità della struttura, nelle sue esigenze e necessità organizzative e di processo.

Inoltre, la piattaforma nasce per poter essere utilizzata da enti diversi per tipologia, per numero di dipendenti, di addetti alla gestione del personale e per quantità di contratti da gestire. Dunque le differenze verranno valorizzate e anzi, laddove emergano best practice a livello locale, ci sarà la possibilità concreta di mutuarle a livello nazionale. Noi ci auguriamo che questa piattaforma possa realmente facilitare il lavoro di tutti, grazie alla sua struttura modulare e al suo alto livello di configurabilità sia nei processi che nei dati e nelle informazioni.

  • Da quando avete iniziato a lavorare su questo nuovo programma, qual è stato il riscontro più positivo che avete ottenuto?

Ci siamo mossi su un terreno che, per forza di cose, doveva prevedere una pianificazione molto stringente: il rischio era molto alto. Abbiamo riscontrato una risposta molto rapida ed efficiente da tutti gli stream progettuali: gli alert rispetto all’andamento progettuale sono stati gestiti molto bene. E tutto questo è stato fatto in un contesto di continuità delle attività ordinarie. Abbiamo armonizzato lo sviluppo di vecchie e nuove metodologie dal punto vista tecnologico, lavorativo, di processi, facendo coesistere culture lavorative e approcci inevitabilmente diversi fra loro.

  • Qual è la resistenza al cambiamento più forte che ha registrato finora?

Benché fossimo già abituati alla trasversalità di competenze e progetti, era naturale che l’introduzione di metodologie e tecniche nuove incontrasse qualche difficoltà. Peraltro, abbiamo affrontato anche un cambio nella fornitura di alcuni servizi dopo dieci anni: c’è stato dunque un riassetto complessivo. Tuttavia abbiamo registrato molta reattività, desiderio di abbracciare il cambio culturale. Un entusiasmo superiore a quello che ci aspettavamo. Più che di resistenza parlerei quindi di normale complessità nell’acquisire tecniche e adottare nuovi processi e farli diventare “un’abitudine lavorativa”.

Tutto ciò richiede del tempo ma è un normale “costo di riadattamento”.

  • E qual è invece l’obiettivo più rilevante da centrare nel 2018?

Oggi stiamo sviluppando il sistema e disegnando le sue parti. L’obiettivo ora è avere un sistema pronto per il mese di giugno 2018 e nei sei mesi successivi fare i test necessari per poter pagare, da gennaio 2019, i primi stipendi per le amministrazioni che transiteranno.