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Pubblica Amministrazione verso l'Open source

Pubblica Amministrazione verso l'Open source

01/lug/2019

Con le Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni, AgID supporta le PA nel processo di condivisione delle soluzioni Open Source generando importanti risparmi per le casse statali.

Le iniziative messe in campo da AgID, attraverso le Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni, per favorire il passaggio all’Open Source del settore pubblico, migliorano la condivisione di soluzioni e semplificano  gli investimenti in tema di servizi digitali. L’obiettivo è mettere in rete i software e le applicazioni utilizzate dagli uffici pubblici, così da consentire a chi ne ha bisogno di potervi accedere e utilizzarle, facendo sì che qualsiasi investimento di una PA sia messo a fattor comune delle altre amministrazioni e della collettività. 

Le linee guida dell'AgID delineano le modalità con cui le Pubbliche Amministrazioni che hanno bisogno di acquistare un nuovo software possono verificare se altre amministrazioni possiedono già il software di cui necessitano. Inoltre le linee guida stabiliscono che le soluzioni rese riusabili dalla Pubblica Amministrazione siano pubblicate con licenza Open Source in una repository accessibile a PA e utenti (inserite nel catalogo Developers Italia) e definiscono il Modello di riuso articolato nelle due fasi di sviluppo e riuso. Una richiesta del genere aveva però bisogno di una "vetrina" dove le PA potessero verificare le disponibilità di programmi da riutilizzare.

Per metterla in pratica, l'AgID ha lanciato nei giorni scorsi l'iniziativa di un centro di competenza nazionale ad hoc. Il Centro di Competenza per il Riuso e l’Open Source - CCROS - mette a disposizione competenze e strumenti a supporto dei processi di acquisto, sviluppo e riuso di soluzioni informatiche nelle Pubbliche Amministrazioni. Uno degli obiettivi principali del progetto è rappresentato anche dalla possibilità di generare forti risparmi per le casse statali. La condivisione dei software infatti può innescare significative economie di scala, con un taglio dei costi che può arrivare fino agli 800 milioni di euro l'anno.

Il CCROS funzionerà da punto di coordinamento: riceverà dalle amministrazioni i codici sorgente da inserire nella vetrina developers.italia.it e le assisterà nelle fasi di sviluppo e riuso dei software. Farà poi da megafono delle buone pratiche già sperimentate in alcune realtà, come Piemonte, Umbria e Veneto.

La Pubblica Amministrazione spende all'anno circa 1.600 milioni di euro tra manutenzione, acquisto, realizzazione di software e gestione delle relative licenze. Spese giustificate anche da un uso "esclusivo" dei programmi utilizzati da ciascuna amministrazione. Finora, infatti, il principio dell'Open Source è stato poco praticato all'interno della PA. Sono soltanto 270 le richieste pervenute ad AgID di riuso di software, su un totale di oltre 20mila amministrazioni.

Grazie alla virata verso l'Open Source si potranno realizzare economie di scala che, secondo i calcoli di AgID, consentiranno di risparmiare dal 30 al 50% sui 1.231 milioni dei costi di manutenzione, dal 20 al 30% sugli acquisti delle licenze e dal 50 al 70% sulla spesa del nuovo software. Il passaggio al paradigma dell'Open Source inoltre produrrà vantaggi anche per il mondo privato. Le imprese, infatti, potranno fruire liberamente del codice messo a disposizione dalle pubbliche amministrazioni per realizzare nuove soluzioni e servizi digitali.

Il primo atto verso l'adozione sistematica dell'apertura dei codici sorgente dei programmi è stata la pubblicazione da parte di AgID, nel mese maggio, delle linee guida che impongono alle pubbliche amministrazioni di utilizzare in via prioritaria software con licenza aperta. Iniziativa che si pone in scia anche a quanto chiesto dall'Unione Europea nel 2016 circa una politica comune di incentivo dell'Open Source negli uffici pubblici.

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